Ponte di Mezzo

Ponte di Mezzo dal Lungarno (L. Corevi , Comune di Pisa)
Ponte di Mezzo dal Lungarno (L. Corevi , Comune di Pisa)
Alcuni documenti tra il 1111 e il 1155 citano un ponte tra le chiese di San Sebastiano in Kinzica (alle spalle delle Logge dei Banchi) e San Michele in Borgo, dotato di botteghe, banchi di vendita sopra la volta e un oratorio dedicato alla Vergine. I suoi nomi cambiarono da pons de Arno a pons vetus, poi ponte vecchio ed infine di Mezzo (era il nome del quartiere in cui si entrava attraversando da sud a nord il fiume). Il disastroso crollo del 1637 portò alla completa ricostruzione terminata nel 1660 da Francesco Nave, durante il governo di Cosimo III de’ Medici.

Ci sono sull’Arno tre ponti per andare da una parte all’altra della città: quello di mezzo è in pietra, ed è lungo un po’ più della metà del Pon Royal; è a tre arate, con le curvature di un bellissimo marmo bianco, come le pietre sopra i muri laterali (Montesquieu, 1824).

Distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale, fu ricostruito nel 1959 a una sola arcata in cemento, rivestito di marmo bianco di Verona dagli architetti Renzo Bellucci, Giovanni Salghetti-Drioli e Raffaello Trinci.
Il gioco del Ponte: in epoca medievale (la prima attestazione risale al 1168) era conosciuto con il nome di massa schudo, o Mazzascudo e si svolgeva in inverno nell’attuale piazza dei Cavalieri. Il 17 gennaio era il giorno dedicato alla Battagliaccia, che serviva come una scuola per disciplinare i novelli, seguita dalla Battaglia Generale. I valorosi della Gazza e del Gallo, le due fazioni della città, erano invitati a partecipare dotandosi di elmo e corazza, uno scudo e una mazza nella mano destra. Con la dominazione fiorentina il gioco subì un’interruzione, ma fu Francesco I de’ Medici che ne promosse il ripristino nel 1568. Il gioco fu spostato sul ponte di Mezzo per simulare una battaglia navale. Nel Settecento il gioco passò sotto i Lorena che ne decretarono la fine. Nel 1807, la reggente d’Etruria Maria Luisa, dichiarò per gioco è troppo, per guerra è poco e fu sospeso. Fu ripreso nel 1935, completamente rinnovato: gli abiti, in stile spagnolo tardo rinascimentale, furono disegnati dall’artista futurista Fortunato Bellonzi, si crearono sei Magistrature per parte, Tramontana a nord, Mezzogiorno a sud, ma la guerra interruppe ancora la festa. Dal 1982 il Gioco del Ponte si svolge ogni anno l’ultimo sabato del mese di giugno, con un corteo di ben 700 figuranti in mostra per tutti i Lungarni pisani e una battaglia sul ponte simulata con l’ausilio di un carrello spinto da 20 combattenti per parte.


Curiosità sul fiume: viste le numerose piene dell’Arno, che più volte distrussero i ponti della città (l’ultima nel 1966, che causò il crollo del ponte Solferino), si ricorse a più soluzioni per regolarizzarne il corso. Nel 1528 l’ingegnere Amadio d’Alberto suggerì di rivolgersi al genio di Michelangelo Buonarroti per un progetto di contenimento delle acque del fiume e così fu. Dopo una giornata intera spesa a consultare le carte, il 4 giugno 1528, Michelangelo presentò il suo progetto, purtroppo andato perduto a causa dell’assedio di Firenze che riportò i Medici al potere.
Pisa sul finire del Cinquecento era una città che stava vivendo un periodo di rinascita dopo le continue guerre contro Firenze. Con il Granducato di Toscana molte delle istituzioni più importanti, come l’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano, o la Magistratura dei Consoli del Mare, attirarono nuove classi sociali e mercanti. L’Università stava di nuovo crescendo e lo studio della scienza si fece sempre più intenso, grazie anche all'abbandono di molte teorie antiche a seguito del Concilio di Trento. In questo contesto nacque Galileo Galilei che ebbe modo di vedere un Lungarno in continua attività, con imbarcazioni cariche di merci e scali dotati dei più innovativi macchinari per il sollevamento dei carichi più pesanti.
La vista dei quattro Lungarni principali dal ponte di Mezzo è tra le più romantiche della città, non a caso proprio su questo ponte se ne stava Pietrino il fotografo che, negli anni ’40 e nel dopo guerra, scattava foto a tutte le coppie che passavano, ai genitori con i propri figli, agli amici. Gli scatti erano senza obbligo di acquisto, ma chi desiderava conservare quell’attimo della propria vita, quel ricordo sospeso sull’Arno, poteva andare ad acquistarlo quando desiderava presso il suo studio.
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