Definito Pallaxio nei documenti dell’epoca, nasce in prossimità della chiesa di San Sebastiano in Kinzica (oggi scomparsa). La costruzione risale al 1370 circa per volere di Pietro Gambacorti, Signore della città. La facciata è uno splendido esempio di architettura gotica civile, con eleganti bifore trilobate armonizzate da fasce alternate di pietra verrucana, calcare di San Giuliano e arenaria. All’ultimo piano notiamo due croci pisane, simboli della Repubblica Marinara. Nel periodo Mediceo il palazzo fu sede della Dogana e dei Consoli del Mare. Intorno al 1620 si costruì il corpo orientale che fu sede del Teatro delle Commedie della città, ormai perduto. Nel 1689 i Consoli si spostarono in via San Martino e il Pallaxio divenne sede dei Priori e per tale occasione si inaugurò lo scalone di via Toselli e si decorarono gli ambienti interni con ricchi affreschi, come Allegoria di Pisa che rende omaggio a San Ranieri dei fratelli Melani e il ciclo della Sala delle Baleari (G. Fardella, Pier Dandini). Nel XIX secolo fu nuovamente restaurato e decorato negli interni in stile neo-medievale.I Medici a Palazzo: nel 1429 la Signoria di Firenze, nel tentativo di cancellare le tracce delle famiglie nobili pisane, spostò nel palazzo l'ufficio della Dogana (al pian terreno) e della magistratura dei Consoli del Mare (al primo piano). Dopo una breve interruzione durante la seconda repubblica pisana, 1494-1509, fu Cosimo I a ripristinare il servizio della magistratura, riorganizzando gli spazi interni: il pian terreno fu destinato alla magistratura dei Fossi, mentre il primo fu lasciato ai Consoli, che comunque controllavano tutte le cause dipendenti dalla Dogana. Nel XVII secolo i lavori andarono avanti con la creazione della facciata in via Toselli (già via dell’Olmo), attribuiti a Pietro Francavilla, il cui stile è visibile nelle decorazioni marmoree del grande portale, sormontato dallo stemma mediceo, ma in gran parte realizzati da Cosimo Pugliani. Fu con Ferdinando II che si inaugurò nel 1620 il Teatro delle Commedie all’interno del palazzo. L’asinello nella sala del Gambacorti: Pietro Gambacorti fu una figura chiave del Trecento pisano, capace di riunire i più importanti rappresentanti d’Europa a Pisa per creare uno stato unitario italiano, tentativo fallito a causa delle contese tra Firenze e Milano. Pietro fu ucciso durante la congiura degli Appiani, il cui rappresentante, Jacopo Appiani, veniva spesso definito come uomo di scarsa intelligenza. La sua residenza era l’attuale Palazzo Spinola, sul Lugarno Mediceo. Jacopo, nonostante fosse un protetto del Gambacorti, ambiva al comando di Pisa, e l’unico modo per ottenerlo fu quello di congiurare contro Pietro, uccidendolo a tradimento sul ponte di Mezzo nel 1392. In seguito Jacopo entrò a palazzo e ne prese possesso, proclamandosi Signoredellacittà. Non ne sappiamo la ragione ma, laddove Pietro aveva fatto dipingere il suo grande stemma, nell’ala gotica del palazzo, all’ultimo piano, Jacopo fece realizzare un dipinto che raffigura un asinello e sotto di lui una scritta: Asino sono e con il mio sapere gli altri stan ritti ed io a sedere.