Chiesa di San Pierino in Vinculis

Facciata - Chiesa di San Pietro in Vincoli (P. Fisicaro)
Facciata - Chiesa di San Pietro in Vincoli (P. Fisicaro)
San Pierino in Vinculis viene menzionata nel 763 con il nome di San Pietro ai Sette Pini. Oggi si presenta come un edificio elegante e austero allo stesso tempo, che gioca sulle bicromie della pietra verrucana e le geometrie tipiche dello stile romanico pisano. La facciata è suddivisa in due ordini, con cinque arcate cieche, bifore al primo e tre arcate cieche e una bifora al secondo. Il campanile è un riadattamento di una torre civile del XII secolo. L’interno è di grande impatto e vi si accede attraverso una scalinata che immette in uno spazio suddiviso in tre navate da colonne con capitelli romanici. Il pavimento, un modello cosmatesco, è forse il più pregiato della città assieme a quello della Cattedrale ed è datato XII secolo. Alcuni affreschi dell'XI e del XII secolo sono ancora visibili in controfacciata, l’Annunciazione e in una piccola nicchia nei pressi dell’altare maggiore, raffigurante San Pietro e l’Angelo. Una grande croce dipinta del XIII attribuita a Michele di Baldovino domina l’intera navata centrale. La cripta, unica superstite in tutta la città, è composta da quattro navate su colonne con capitelli di spoglio (tardo romani) e mostra affreschi di Francesco Neri da Volterra del 1367, oltre ad alcune lapidi sepolcrali.

Storia in pillole: l’edificio dell’ VIII secolo fu ingrandito e ceduto agli agostiniani, tra il 1072 e il 1081, costruendo la canonica e rialzando il pavimento per lasciare spazio alla cripta, utilizzata per funzioni pubbliche e private, data la presenza delle famose pandette pisane. Ulteriori interventi si sono succeduti fino al XIX secolo che però non ne hanno alterato la struttura.
Le pandette pisane: il Corpus iuris civilis è uno dei documenti più importanti per la storia del diritto, un testo realizzato per volere dell’imperatore bizantino Giustiniano I nel 533, per raccogliere in un’unica opera tutto il materiale normativo e giurisprudenziale dell’Impero Romano. Esso ha costituito la base per l’ordinamento giuridico di molti paesi occidentali moderni. Una copia di tale documento si conservò nella città di Amalfi, ma passò in mano ai pisani durante la disfatta amalfitana nel 1136 per mano di Ruggero II di Sicilia. Il codice, o Pandette, fu quindi portato a Pisa e conservato all'interno della Chiesa di San Pierino in Vinculis, proprio nella cripta. Nel 1406 i fiorentini, dopo aver conquistato la città, rubarono il codice per portarlo a Firenze, dove ancora si trova, all'interno della biblioteca Laurenziana.
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