Sinagoga di Pisa, via Palestro

Facciata Sinagoga (A. Matteucci)
Facciata Sinagoga (A. Matteucci)
Probabilmente già in epoca romana viveva a Pisa un ristretto gruppo di ebrei, i primi documenti che ne danno certezza risalgono però al XII secolo, quando il viaggiatore Beniamino da Tudela scrive di una ‘colonia’ ebraica che poteva oscillare tra le venti e le ottanta persone. Dal XIII al XV secolo la comunità controllava l’attività di prestito, pubblica e ufficiale, e nel 1469 si tenne a Pisa uno dei ‘congressi’ degli ebrei d’Italia. Nel 1570 gli ebrei in Toscana furono concentrati principalmente nei ghetti di Firenze e Siena, anche se Pisa mantenne ancora una piccola comunità libera, composta da alcuni italiani e levantini, che ebbero una notevole crescita grazie alle Leggi Livornine del 1593. Nel 1595 la Sinagoga pisana fu trasferita dal lungarno Galilei al luogo attuale. L’edificio fu più volte restaurato, soprattutto nell’Ottocento, grazie agli interventi dell’architetto Marco Treves, che mantenne uno stile sobrio che dialoga con il contesto urbano circostante. All’interno una grande scala conduce alla sala del culto riccamente decorata con motivi geometrici, secondo la tradizione.

A tutti voi Mercanti di qualsivoglia Nazione, Levantini, Ponentini, Spagnuoli, Portughesi, Grechi, Tedeschi, Italiani, Ebrei, Turchi, Mori, Armeni, Persiani, ed altri, concediamo reale, libero e amplissimo salvacondotto e libera facoltà e licenza che possiate venire stare, trafficare, passare, abitare con le famiglie, e senza partire, tornare e negoziare nella città di Pisa e terra di Livorno. Questo stabilivano le Leggi Livornine, emanate da Ferdinando I de’Medici nel 1593. Chiunque poteva quindi venire ad abitare a Pisa e a Livorno, senza distinzione di razza, religione, nazionalità, o estrazione sociale. Grazie a questo editto la comunità ebraica incrementò il proprio numero in entrambe le città, creando luoghi di culto e soprattutto occasioni di scambio tra culture differenti.

Oggi la comunità ebraica organizza ogni anno, fin dal 1997, il Festival Nessiah, in ebraico 'viaggio'. Grandi artisti internazionali e giovani sperimentatori, celebrità affermate e talenti esordienti hanno popolato i cartelloni delle varie edizioni declinando i temi che si sono susseguiti negli anni. Il fine ultimo del festival è quello di esplorare e raccontare la cultura ebraica in tutte le sue sfaccettature, mostrando la ricchezza della sua storia millenaria e la varietà delle tradizioni di luoghi diversi. Musica, teatro, cinema, letteratura, cucina, danza e tanti altri sono gli ingredienti che ogni anno si mescolano per creare un festival che coinvolge la città e il territorio in una reale sinergia virtuosa, che collega teatri e hotel storici, sale da concerto, ex chiese divenute teatri e, naturalmente, la sinagoga.


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