Bocca d’Arno, tra pescatori e tamerici

Retone a Bocca d'Arno (R. Cardini)
Retone a Bocca d'Arno (R.Cardini)
Arrivati a bocca d’Arno si rimane estasiati dal panorama con la spiaggia, la pineta di San Rossore e in lontananza il bianco dei marmi delle Alpi Apuane. Più vicino, proprio alla foce, ci sono delle piccole palafitte di legno, si tratta dei retoni dei pescatori, utilizzati per la pesca lungo la costa o le sponde del fiume. Nel primo dopoguerra fu inventato il bilancione, detto “crociera”, quella croce che tiene su la grande rete, dentro la quale, una volta sollevata dall’acqua, viene gettata la piccola rete che, come una teleferica, recupera i pesci un po’ alla volta. Il retone va giù, si adagia sul fondo e dopo circa 10, 15 minuti si alza e si guarda che s’è preso, la rete va a fortuna (Cit. pescatore di Bocca d’Arno). Ci sono reti piccoline, anche di 10 metri per 10, e ci sono reti grandi fino a 22 metri per 22. I pescatori di Marina li usano ancora, oltre alla pesca in mare. C’è poi un piccolo mercato del pesce dove si possono trovare triglie, totani, frittura mista, acciughe, sarde e moscardini…
Cit. Di là seguendo il piano capitai alla spiaggia del mar Tirreno, d’una banda scorgendo Lerici a man dritta, dall’altra Livorno più vicino, castello posto nel mare. Di là si scuoprono a chiaro l’isola Gorgona, e più oltre Capraia, e più oltre Corsica. Diedi la volta a man manca il lungo della ripa, fin che giunsimo a bocca d’Arno, d’un’entrata malagevole alla navigli, attesoché di diversi fiumicelli che concorrono con l’Arno, si porta terra e fango, che si ferma e innalza la detta bocca. Ci comprai del pesce, che mandai poi alle donne commedianti. Il lungo di quel fiume si vedono parecchi macchie di tamerici (…).

(Michel de Montaigne a Pisa dal 3 al 27 luglio 1581)

Cit. L’Arno qui ancora ha tremiti freschi: poi lo occupa un silenzio dei più profondi: nel canale delle colline basse e monotone toccando le piccole città etrusche, uguale ormai sino alle foci, lasciando i bianchi trofei di Pisa, il Duomo prezioso traversato dalla trave colossale che chiude nella sua nudità un così vasto soffio marino.

Dino Campana, Canti Orfici, 1914
Arrivati al porto di Marina di Pisa, a Bocca d’Arno si intravede una villa, oggi fatiscente: Villa Romboli che i marinesi chiamavano ‘la casa delle rondini’ perché così fu battezzata da Eleonora Duse che, durante un restauro della villa, ordinò di preservare i nidi di rondine che erano sulle travi del tetto. Qui, nel 1898, vissero un’estate di passione l’attrice di teatro Eleonora Duse e il poeta Gabriele D’Annunzio. Lui compose molte poesie, eccone alcune:

Cit. O Marina di Pisa, quando folgora
il solleone!
Le lodolette cantan su le pratora
di San Rossore
e le cicale cantano sui platani
d’Arno a tenzone.
(…) Come l’Estate porta l’oro in bocca
L’Arno porta il silenzio alla sua foce.

Gabriele D’Annunzio, Alcyone, 1903

Cit. Bocca di donna non mi fu di tanta
soavità nell’amorosa via
(se non la tua, se non la tua, presente)
come la bocca pallida e silente
del fiumicel che nasce in Falterona.

Gabriele D’Annunzio, Bocca d’Arno, 1909

Cit.(…)Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani
(…)

Gabriele D’Annunzio, La pioggia nel pineto, Alcyone, 1902-03



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