Sarà inaugurata giovedì 25 luglio alle ore 12:00 la mostra Un corpo di segni. Simboli, sacralità, conoscenza che propone un suggestivo percorso attraverso le molteplici interpretazioni e raffigurazioni del corpo umano realizzate per scopi conoscitivi, scientifici, religiosi, filosofici, medici. Modelli, preparati, libri, atlanti, stampe, sculture e altre preziose testimonianze visive tracceranno questo suggestivo e spettacolare percorso attraverso i secoli, dalla cultura egizia alla contemporaneità.
La mostra si divide in tre sezioni: il corpo sacro, il corpo simbolico, il corpo descritto.
Il corpo sacro. L’interpretazione religiosa del corpo che si concretizza nella conservazione delle salme (come avviene, ad esempio, in alcune mummie egiziane e colombiane e nei loro corredi presenti) apre prospettive interessanti anche per la contemporaneità. Nel Medioevo il corpo sacro, conservato e venerato in teche spesso preziosissime, è quello dei santi, chiamati ad animare lo spirito religioso dei fedeli. Tuttavia esistono anche mummie laiche e tentativi di conservazione del corpo che la società ha talvolta riservato a “uomini illustri”, scienziati, artisti, musicisti, scrittori, uomini politici. È il caso del dito di Galileo conservato oggi al Museo Galileo di Firenze, sottratto al corpo dello scienziato e conservato come una reliquia sacrale; della maschera funeraria di Mazzini, la cui mummia fu esposta al pubblico nel 1946 in occasione della nascita della Repubblica Italiana; del cranio di Raffaello, venerato dagli artisti come reliquia ispiratrice. In tutti questi casi, pur con diverse modalità, la pratica della conservazione della memoria sconfina nella venerazione e nel culto laico. Il tema suggerisce riflessioni interessanti sulla portata sociale di fenomeni contemporanei, come avviene per le “reliquie” degli artisti pop o dei campioni sportivi.
Il corpo simbolico. Fin dall’antichità il corpo è stato caricato di valori magici e simbolici che nel Rinascimento si sono codificati dando vita a veri e propri manuali, nei quali la figura umana è divenuta elemento essenziale di un linguaggio di segni universale e translinguistico. Interessante in questo senso è l’analisi dei trattati simbolici dedicati ai significati del corpo e delle sue parti (arti, mani, piedi, fronte, occhi, bocca ) a partire dal primo manuale allegorico cinquecentesco (l’Iconologia di Cesare Ripa). Qui il corpo, soprattutto femminile, diventa lo strumento per esprimere concetti in modo non ambiguo: la nudità della Verità, il corpo deturpato del Peccato, le ali della Velocità, il cuore aperto di Sincerità comunicano senza mediazioni messaggi chiari e immediati. In tale ricerca di significati e segni fisici, grande importanza ha avuto la fisiognomica, l’antichissima scienza che dai tratti del volto cercava di carpire l’interiorità e le pulsioni caratteriali degli uomini. Ad essa si legano le dottrine divinatorie che hanno una grande diffusione a partire dal XVII secolo: la metoposcopia, che intende prevedere il futuro di una persona dai segni e rughe della sua fronte, la chiromanzia, che indaga i tratti della mano, o la nevologia, la scienza dei nei.
Il corpo descritto. Questa sessione indaga lo studio del corpo per fini scientifici e descrittivi e si lega in particolare all’eccellenza della scuola pisana di medicina, in una tradizione che dall’età medicea arriva alla modernità con Paolo Mascagni e, nel corso del XIX secolo, con Filippo Civinini e Filippo Pacini. Di questo straordinario laboratorio di studi e ricerche condotte sul corpo umano restano memorie, tracce e documenti. Basta pensare allo straordinario patrimonio librario conservato nella Biblioteca Universitaria e nelle biblioteche dipartimentali di Ateneo, con antichi volumi riccamente illustrati, frutto in gran parte delle indagini settorie condotte a Pisa e a Pisa, così come alla serie di preparati, secchi e in vitro, conservati nelle raccolte del Sistema Museale di Ateneo.
Il percorso è reso ancor più affascinante dalle opere di celebri artisti contemporanei che invitano a ulteriori riflessioni con sguardi di sorprendente e inattesa originalità.
Mostra a cura di Sonia Maffei, Gianfranco Natale e Alessandro Tosi, con la partecipazione di Alberto Ambrosini e Flora Silvano.
La mostra è realizzata con il patrocinio e la collaborazione di: Biblioteca Universitaria di Pisa, Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa, Dipartimento di Ricerca Traslazionale dell’Università di Pisa, Limes (Laboratorio di metodologie informatiche per la storia dell’arte), Sistema Museale d’Ateneo – Università di Pisa, Sistema Bibliotecario d’Ateneo – Università di Pisa, Regione Toscana, Accademia Raffaello di Urbino.
Sarà visitabile fino al 6 ottobre 2024.
Il Museo della Grafica sarà aperto con questi orari:
- fino al 30 settembre, dalle 10.00 alle 20.00;
- dal 1° ottobre, dalle 9.00 alle 19.00;