Il Casino dei Nobili sorse nella metà del Settecento e fu istituito per le attività ricreative dell’aristocrazia. In quegli anni Pisa e i Bagni di San Giuliano erano mete turistiche di fama internazionale. Feste da ballo, riunioni di gioco, rinfreschi e conversazioni da salotto venivano organizzati per il diletto dei nobili e dei loro numerosi ospiti forestieri ma gravavano sull’economia privata delle famiglie. Così, per meglio corrispondere agli obblighi di rango, i nobili pensarono di erigere a loro spese uno stabilimento pubblico, che coinvolgesse l’intera aristocrazia nella gestione.
L’edificio che nella piazza del Ponte di Mezzo apparteneva ai monaci di Nicosia era perfetto a tale scopo, per cui venne ceduto ai nobili e aperto nel 1754. L’ingresso era garantito ad una cerchia ristretta di gentiluomini, dame, ufficiali dell’esercito in servizio dei sovrani e forestieri; questi ultimi dovevano essere accompagnati da chi garantiva per loro l’appartenenza alle élites aristocratiche.
Il Casino era un luogo per una società scelta e cosmopolita, tuttavia le trasgressioni all’etichetta non mancavano. Il gioco d’azzardo era in grado di riscaldare animi e di generare conflitti anche tra i più compiti cavalieri, tanto che l’attenersi ad una linea di condotta consona al ceto nobile era una condizione esplicitamente prescritta per essere ammessi. La crisi dell’istituto iniziò durante il periodo napoleonico quando si aprirono le Stanze Civiche, una società privata e borghese che accoglieva al suo interno tutto il notabilato cittadino senza troppe distinzioni di status.
Il Casino de Nobili resistette in declino fino al 1852 quando, condannato alla desolazione per i suoi criteri di selezione oramai anacronistici, venne venduto alla società delle Stanze Civiche.
A. Addobbati, Il casino dei Nobili di Pisa e il disciplinamento delle aristocrazie toscane nel XVIII secolo, in “Bollettino Storico Pisano”, LXII (1993), pp. 277-307.
A. Addobbati, Alle origini dell’associazionismo borghese: le stanze pubbliche di Pisa (1808-1816) in R.P. Coppini, M.Cini (a cura di), Cityens Pisani: una provincia negli anni napoleonici, Edizioni PLUS, Pisa 2005, pp. 121-150.
Il Casino dei Nobili sorse nella metà del Settecento e fu istituito per le attività ricreative dell’aristocrazia. In quegli anni Pisa e i Bagni di San Giuliano erano mete turistiche di fama internazionale. Feste da ballo, riunioni di gioco, rinfreschi e conversazioni da salotto venivano organizzati per il diletto dei nobili e dei loro numerosi ospiti forestieri ma gravavano sull’economia privata delle famiglie. Così, per meglio corrispondere agli obblighi di rango, i nobili pensarono di erigere a loro spese uno stabilimento pubblico, che coinvolgesse l’intera aristocrazia nella gestione.
L’edificio che nella piazza del Ponte di Mezzo apparteneva ai monaci di Nicosia era perfetto a tale scopo, per cui venne ceduto ai nobili e aperto nel 1754. L’ingresso era garantito ad una cerchia ristretta di gentiluomini, dame, ufficiali dell’esercito in servizio dei sovrani e forestieri; questi ultimi dovevano essere accompagnati da chi garantiva per loro l’appartenenza alle élites aristocratiche.
Il Casino era un luogo per una società scelta e cosmopolita, tuttavia le trasgressioni all’etichetta non mancavano. Il gioco d’azzardo era in grado di riscaldare animi e di generare conflitti anche tra i più compiti cavalieri, tanto che l’attenersi ad una linea di condotta consona al ceto nobile era una condizione esplicitamente prescritta per essere ammessi. La crisi dell’istituto iniziò durante il periodo napoleonico quando si aprirono le Stanze Civiche, una società privata e borghese che accoglieva al suo interno tutto il notabilato cittadino senza troppe distinzioni di status.
Il Casino de Nobili resistette in declino fino al 1852 quando, condannato alla desolazione per i suoi criteri di selezione oramai anacronistici, venne venduto alla società delle Stanze Civiche.
A. Addobbati, Il casino dei Nobili di Pisa e il disciplinamento delle aristocrazie toscane nel XVIII secolo, in “Bollettino Storico Pisano”, LXII (1993), pp. 277-307.
A. Addobbati, Alle origini dell’associazionismo borghese: le stanze pubbliche di Pisa (1808-1816) in R.P. Coppini, M.Cini (a cura di), Cityens Pisani: una provincia negli anni napoleonici, Edizioni PLUS, Pisa 2005, pp. 121-150.